La pandemia in questi mesi ha avuto un impatto molto profondo sulla nostra quotidianità e sugli aspetti della nostra vita: lavoro, relazioni, progetti.
Anche la tecnologia ha cercato di dare il suo contributo, infatti è stata sviluppata una nuova app “Immuni” la quale ci aiuta ad individuare non solo chi ha avuto possibili contatti a rischio, ma anche gli asintomatici.
Eppure c’è ancora un atteggiamento di scetticismo e, sebbene garantisca il pieno rispetto dei diritti dei consumatori e l’anonimato, sono ancora pochi gli utenti che l’hanno scaricata.
Se fossimo solo degli esseri razionali, adotteremmo ogni misura disponibile per preservarci, compreso utilizzare un’app che ci dice se siamo venuti in contatto con persone positive, ma non è così.
Ebbene allora ci chiediamo: cosa ci rende così poco propensi a scaricare l’app Immuni?
E soprattutto perché non abbiamo la stessa cura e attenzione verso i nostri dati e la nostra privacy quando si tratta di altri siti, app, piattaforme, che hanno ben altri scopi?
Nel settore del digital si dice che i dati siano il nuovo petrolio: grazie a strumenti sempre più sofisticati si può arrivare a conoscere davvero molte cose su chi naviga su Internet. E tutti noi siamo online.
Siamo disposti a cedere a numerosi social e app ogni giorno tutti i nostri dati, incluse foto, video, messaggi, audio, spostamenti, interessi.
Certamente, in forma anonima e aggregata, ma chi legge tutte le condizioni di privacy?
Non è un mistero che questi dati siano una ricchezza: è sulla base di questi che viene erogata la pubblicità che noi tutti vediamo.
L’app Immuni è stata progettata e sviluppata con grande impegno e trasparenza.
Sul sito sono disponibili tutte le informazioni necessarie per comprendere il funzionamento e l’utilizzo dei dati personali che non vengono raccolti e quali sono quei movimenti non tracciati.
Il funzionamento si basa sull’assegnazione di codici casuali che permettono il match nel caso in cui si venga a contatto con una persona positiva, in modo da prendere le precauzioni e le misure necessarie.
Sta alle singole persone prima di tutto scaricarla, poi in caso segnalare la propria positività e se qualcuno sia venuto in contatto con noi (e abbia scaricato l’app, chiaramente!) riceverà una notifica.
Stiamo parlando di un’app che nasce ed è legata ad un contesto di forti sentimenti negativi: paura, rabbia, tristezza, ansia.
Nell’immediato, non offre alcun beneficio.
Non stupisce quindi che Immuni sia uno strumento poco utilizzato e visto con diffidenza.
Il Massachusetts Institute of Technology di Boston, che ha lanciato il Covid Tracing Tracker per informare la popolazione mondiale delle caratteristiche e implicazioni delle app per il contact tracing, ha promosso l’app Immuni a pieni voti, assegnandole 5 stelle su 5.
Infatti l’Italia è posizionata meglio di Francia, UK, e Germania, nella classifica di MIT, agli stessi livelli di Singapore, Islanda, Austria.
E tu hai già scaricato Immuni?